Campi di reclusione per 200.000 tamil

Le Ong denunciano continue violazioni dei diritti dei civili tamil, mentre avanza l’esercito della presidente Rajapaksa. I welfare village – ribatte il governo – accoglieranno i rifugiati. Il governo dello Sri Lanka si appresta a costruire nuovi “campi di reclusione” dove stipare i 200.000 tamil che stanno fuggendo via dal nord est dell’isola di Ceylon, dove infuria la fase finale del conflitto fra esercito regolare e l’organizzazione separatista delle tigri tamil. L’amministrazione cingalese ha dichiarato che aprirà cinque welfare village per mettere in sicurezza i rifugiati, al fine di evitare disordini e rappresaglie. Molti osservatori internazionali, invece, hanno espresso forte preoccupazione per la natura di questi campi, le eventuali violazioni dei diritti umanitari e per il pericolo che la condizione dei civili tamil diventi permanente; con l’impossibilità per i tamil di fare ritorno alle loro abitazioni, nell’attesa che l’esercito bonifichi il territorio dalla presenza delle tigri. La tensione già era salita per dopo le denunce di Amnesty International e Human Rights Watch circa le inumane condizioni di reclusione dei tamil nei campi temporanei – dove sono stati rinchiusi i rifugiati in attesa della costruzione dei welfare village -. Varie associazioni, fra cui la Croce Rossa e la CNN, hanno accusato […]

Siemens, accordo nucleare con la Russia

Dopo lo scandalo tangenti, Siemens ritorna in Russia per fare affari: dà una mano a Gazprom nel settore del gas naturale liquefatto e pianifica nuove centrali nucleari con Rosatom Il gigante tedesco dell’elettronica Siemens ha siglato un nuovo grande piano industriale in Russia. L’azienda costruirà una fabbrica di trasformatori nella regione di Voronezh ed inaugurerà una partnership con il leader russo del settore energetico Gazprom, nel ramo delle LNG, il gas naturale liquefatto. Il piano di investimento è stato reso pubblico, martedì scorso, dal presidente Siemens Peter Löscher, in visita a Mosca. La nuova fabbrica, prevista per il 2011, costerà 35 milioni di euro. Il Moscow Times riporta la dichiarazione del portavoce del premier Putin, Dmitry Peskov, secondo il quale Löscher, martedì, ha incontrato al Cremlino lo stesso Capo di governo per discutere un nuovo piano di cooperazione sull’energia nucleare. All’incontro, ha partecipato anche Sergei Kiriyenko, capo della Rosatom, l’azienda di Stato russa specializzata sul nucleare. Secondo il Frankfurter Allgemeine Zeitung, Siemens è interessata ad una joint venture con Atomenergoprom, controllata di Rosatom: la partnership prevedrebbe la costruzione di centrali nucleari. Allo stato attuale non sono trapelate altre decisioni. Löscher, dal portale istituzionale Siemens, fa sapere che l’azienda ha avviato […]

Uzbekistan, Medvedev chiede chiarezza

L’Uzbekistan è uno “swinging state” fondamentale per la Russia, con investimenti Gazprom di grande entità. Anche gli Stati Uniti hanno notevoli interessi militari e strategici. I portavoce del governo russo hanno annunciato che i prossimi colloqui fra Dmitry Medvedev, i primi da quando è diventato presidente, e la controparte uzbeka Islam Karimov sono programmati per il prossimo maggio. Gli accordi in programma prevedono un grande piano di investimenti e forti interessi commerciali di Mosca nel settore delle energie. L’amicizia fra l’Uzbekistan e la Russia, infatti, si è rafforzata, a partire dal 2005. Anche se, a tutt’oggi, il Paese asiatico viene considerato uno swinging state: uno Stato diplomaticamente “oscillante”. In bilico fra Russia e Occidente. All’inizio del 2000, il Paese era fortemente filo-occidentale e molti erano gli investimenti americani: da parte dell’Open Society Institute di George Soros, ad esempio: mentre risalivano al 1997 gli affari fra George Bush – quando era solo governatore del Texas –, Enron e il governo uzbeko, nella persona di Sadyq Safaev. L’idillio si spezza nel 2005: Europa e America criticano fortemente Tashkent a seguito del massacro di Andijan, quando viene represso nel sangue un movimento di protesta popolare. In quell’occasione, Karimov rifiutava di istituire la commissione […]

Osservatorio terrorismo: l’Emirato Caucasico e la jihad

Gli interessi in conflitto di Iran e Russia si scontrano nel Nord Caucaso, fra sanguinari jihadisti, generali mafiosi, Hamas e continue violazioni dei diritti umani, di tutti contro tutti. Il Nord Caucaso è uno scenario strategicamente fondamentale per il terrorismo jihadista; il 31 ottobre del 2007, infatti, Dokka Umarov, già presidente della repubblica secessionista cecena della Ichkeria, ha dichiarato la costituzione dell’Emirato Caucasico. L’emirato include tutta la Ciscaucasia: le repubbliche di Cecenia, Inguscezia, Dagestan, Nord e Sud Ossezia, Kabardino-Balkaria, Karachay-Cherkessia e la provincia di Krai. Si tratterebbe di entità politiche autonome, in qualche modo legate alla Russia. Ma la vittoria di Mosca dopo la seconda guerra cecena, con la smobilitazione del governo de facto della Repubblica di Ichkeria, non ha assolutamente riportato la pace in un territorio conteso, dove la sovranità è ancora, a volte, esercitata dagli indipendentisti. Lo stesso nazionalismo ciscaucasico, inoltre – grazie alle epurazioni e ai metodi mafiosi utilizzati dai capi guerilla (che in realtà sono tutt’uno con la mafia caucasica) -, coincide, oramai, quasi esclusivamente con l’islamismo jihadista; nonostante il nazionalismo locale abbia un’antica, nobile e lunga tradizione: la ciscaucasia è abitata, infatti, da popolazioni con una propria lingua ed una propria cultura ed è stata […]

Osservatorio terrorismo: la politica del terrore

Come stanno affrontando le Democrazie il problema terrorismo? Misure come il Patriot Act dimostrano che (alcuni) Stati oggetto di attacchi terroristici abbiano optato per misure eccezionali, extra ordinem, per difendersi. Ciò ha comportato un ritorno all’antico ricorso del “terrore” contro il “terrorismo”. Terrore, politica, guerra e terrorismo sono infatti strettamente legati. Il terrore non è solo quello di Robespierre ma è già la semplice manifestazione dell’uso statale della forza: per la quale, come diceva Machiavelli, per reggere il governo è necessario «mettere quel terrore e quella paura negli uomini che vi avevano messo nel pigliarlo». Per alcuni antropologi, la politica è “un’evoluzione razionale” della religione e della magia la cui funzione sociale è il tentativo psicanalitico di dominare la paura della morte. Ed è proprio questo timore, secondo Hobbes, che spinge gli uomini a sottomettersi all’arbitrio del Leviatano. L’Occidente ha impiegato due millenni per trasformare il terrore in violenza legittima. Grazie alla messa a punto di concetti come Stato liberale o sociale che, in un modo o in un altro, cercano di perseguire il bene comune, non solo il potere del sovrano o la ragione di Stato. Per Max Weber, lo Stato può esercitare una violenza che è legittima nella […]

Osservatorio terrorismo: la contabilità dell’orrore

Terrorismo islamista ma non solo, al-Qaeda si ramifica dal Caucaso al Bangladesh, mentre sale il numero delle morti fra i civili. Iraq e Afganistan i Paesi col maggior numero di vittime e attentati. Ecco i dati. 14.499 attacchi terroristici, l’ultimo anno, con più di 22.000 morti e 67.000 feriti. Il 43 percento del totale delle vittime, circa 6. 200 morti, è concentrato nel solo Iraq: già nel 2006, l’Iraq forniva il 60% del totale. E’ quanto emerge dalla lettura dell’ultimo report del National Counterterrorism Center (scaricalo qui). Il numero di attentati in Europa ed America – secondo l’autorevole fonte – sta notevolmente calando: ma aumenta in modo esponenziale in Africa – Somalia, Kenia e Nigeria, più 96% – e Afganistan – più 16% -. Iraq, Afganistan, Pakistan, India e Thailandia, sono i Paesi più colpiti dagli attacchi. La maggioranza degli attentati è realizzata con strumenti convenzionali (bombe, fucili), ma è forte l’aumento del ricorso a tecniche suicide (suicide bombing, più 50 percento; suicide car bombing, più 40). Gli attacchi suicidi, tuttavia, rappresentano solo il 3% del totale. I musulmani sono il primo gruppo religioso ad essere colpito (il 50% delle vittime di attacchi terroristici). Si tratta di uccisioni realizzate in […]

Obama, via libera alla California verde

Il presidente sblocca la situazione di dipendenza politica cui era stata sottoposta l’Agenzia ambientale americana da Bush. Ritorna il Clean Air Act in California. Il 26 gennaio, il presidente Obama ha firmato due importanti regolamenti concernenti il tema delle politiche ambientali. Il primo rappresenta un protocollo programmatico che, con l’obiettivo di ridurre i gas serra, anticipa al 2011 le scadenze che Bush aveva fissato al 2020: una netta inversione di rotta rispetto al provvedimento dell’ex presidente che, in pratica, scaricava anche i “costi politici”, oltre che economici, ad una data tanto lontana da non dover fattivamente interessare la propria amministrazione. La presidenza Obama, invece, si assume completamente la responsabilità della riconversione energetica, fissando obiettivi che devono essere raggiunti già in questo mandato. L’altro provvedimento approvato dal presidente concerne il reintegro dei poteri speciali concessi alla California in tema di regolamentazione dei gas serra. Grazie al pioneristico Clean Air Act del 1970, lo Stato della California poteva, infatti, approvare regolamenti anti-inquinamento sperimentali e anche più severi rispetto alle leggi federali, previa approvazione da parte dell’Epa, l’Agenzia di protezione ambientale americana. Dall’anno scorso, l’Epa ha, in pratica, inibito questa potestà concessa alla California. La mossa dell’attuale presidente è, quindi, di grande portata. […]

Accordo sul nucleare USA-Emirati

L’Iran è pronto ad andare avanti nell’arricchimento dell’uranio, nonostante le sanzioni ONU. Parte una escalation per il “nucleare civile”in Medioriente. Primo grattacapo per Obama Gli Stati Uniti hanno recentemente siglato un accordo con gli Emirati Arabi Uniti per lo sviluppo congiunto del nucleare civile. Il patto è stato firmato il 15 gennaio scorso fra Condoleezza Rice e la controparte Abdullah bin Zayed al-Nayhan. Un accordo fortemente voluto da George W. Bush.  Il “canto del cigno” o “il colpo di coda” dell’amministrazione uscente? Allo stato attuale, dal mio punto di vista, ci sono molte perplessità. Come giudicare una presidenza che – a fine mandato – sarebbe dovuta restare in carica per l’ordinaria amministrazione e, invece, si è lanciata in un’operazione di tale portata internazionale, in un ambito dibattuto e controverso come il nucleare? Il tutto dopo che Obama, nel suo programma di governo, aveva fissato come priorità il tema delle energie verdi. Inoltre, tale accordo può significativamente innescare una vera e propria escalation del nucleare civile nel Medioriente: dove molti Paesi già sono alle prese con i problemi creati dal programma nucleare iraniano; sul quale aleggiano dubbi e perplessità politiche, tecniche e di merito. Molte segreterie mediorientali, inoltre, hanno da tempo […]

Di Pietro a caccia dei voti del Pd?

I fautori del bipolarismo competitivo hanno sofferto per i successi abruzzesi di Di Pietro. E tremano per le europee. Ma siamo sicuri che il sistema politico funzionerebbe meglio con un’Idv ridimensionata? Per i profeti della governabilità – che secondo le migliori intenzioni dovrebbe coincidere con il bipartitismo – oggi, lo scandalo, si chiama Di Pietro. Ieri, le preoccupazioni andavano verso “la sinistra massimalista”, questa nefasta armata di “rivoluzionari di professioni”. Oggi, lo “spettro che si aggira” per il parlamento italiano è Di Pietro. D’altronde è palese che il leader dell’Idv sia un pericoloso “bolscevico”; altrimenti come spiegare i fiumi di inchiostro che si scrivono sul novello Lenin molisano? Dopo le elezioni in Abruzzo, ad esempio, il Corsera ha parlato di «spallate e macerie» a causa dell’Idv, pronto a «cannibalizzare» la pecorella Pd, soccombente sotto le fauci della furia giustizial-stalinista di Di Pietro. Insomma, è il “lider maximo molisano” il problema per la democrazia: no i Fiore, i Gentilini e i Calderoli. Ma qual è lo scenario istituzionale che sognano i nemici dell’Idv? Il bipartitismo competitivo? Non credo. Innanzitutto, è assolutamente ridicolo dipingere Di Pietro come un massimalista o radicale; in più di un’occasione, egli ha rimarcato la sua diversità rispetto […]

Obama spende, Berlusconi taglia

Mentre l’America di Obama vira verso un approccio neokeynesiano, il governo Berlusconi taglia e propone una fiscalità regressiva; i soldi ai gruppi industriali del Nord verranno presi dai fondi europei, destinati in gran parte a Sud e lavoratori. Sud e povertà sono i grandi assenti nell’approccio politico macroeconomico di questo governo: come, purtroppo, di molti altri governi precedenti. Né misure straordinarie anticrisi o la social card – di carattere contingente – sembrano capaci di incidere su questo trend che è, invece, sistemico. In Italia l’aumento della povertà sembra essere incontrovertibilmente legato all’adozione di politiche liberiste. L’irrigidimento del patto di stabilità adottato da Berlusconi, in questo momento, non sembra essere la buona cura per un malato, l’Italia, che è grave. Il recente rapporto OCSE Growing Unequal? del 2008 è un’anamnesi precisa. Tra i 30 paesi OCSE, oggi l’Italia ha il sesto più grande gap tra ricchi e poveri. Redditi da lavoro, capitale e risparmi sono diventati il 33% più diseguali a partire dalla metà degli anni ottanta. Il nostro Paese ha registrato il più elevato aumento nei paesi OCSE, dove l’aumento medio é stato del 12%. La polarizzazione fra ricchi e poveri ha “sterminato” la classe media. Il reddito medio del […]