Ex mafiosi e fascisti in Campidoglio

Che il Pdl non fosse una vera e seria destra conservatrice moderna e rispettabile era chiaro. Un’ulteriore conferma, di cui non sentivamo proprio il bisogno, proviene da Roma, dove è scoppiato il bubbone di “Provolino”. Provolino è il sopranome di Maurizio Lattarulo, ex Nar, già braccio destro del boss della Magliana, De Pedis, è stato l’elemento di congiunzione fra la mafia romana e l’eversione nera, insieme al sodale Massimo Carminati. Orbene, Provolino, con questo cv, è giunto ad essere staffista e consulente del Comune di Roma, per nomina avvenuta con decreti sindacali firmati Alemanno. Non ho mai creduto che il sindaco postfascita avrebbe potuto realmente tagliare col suo passato, che tanto passato non è, dato che è sposato con Isabella Rauti, figlia dello storico esponente della destra pura e dura, Pino Rauti, e scommetto che fra gli scaffali del loro buen retiro sia più facile trovare Julius Evola che Adam Smith. La nomina di Lattarulo non è solo inopportuna, ma forse anche illegittima, dato che sarebbe stato assunto con un contratto con “riserva di accertamento dei requisiti per l’accesso allo stesso” che probabilmente non ha. Purtroppo, certo non scopriamo oggi la storica alleanza fra destra fascista e mafia che, anzi, […]

Chi diffida Draghi

Il buon senso vorrebbe che se Mario Draghi incominciasse a sostenere che gli eurobond si possono fare e che le proposte degli Stati membri per salvare l’euro non funzionano, le altre banche dovrebbero starci. Anzi, quando Draghi parla, lo fa dopo aver pesato i pareri degli altri governatori nazionali che siedono nel board dell’eurotower. Se proprio qualche paese nutrisse delle perplessità, allora, dovrebbe utilizzare, al meno per cortesia istituzionale, altri canali. Capita invece che la Bundesbank diffidi pubblicamente Draghi. Una cosa inaudita. Nell’Unione europea, la politica monetaria è di competenza della Banca centrale europea che deve essere consultata dalle altre istituzioni dell’Unione per progetti di modifica dei trattati che riguardino il settore monetario, oltre che per ogni atto dell’Unione riguardante le proprie competenze. Insomma, quando si parla di euro, la Bundesbank non potrebbe per competenza né dovrebbe per protocollo contraddire pubblicamente la Bce. Ma in un’Europa piegata agli egoismi nazionali, capita l’esatto opposto. Ma la cosa che più rende l’idea di questa deriva tecnocratica e nazionalista è che Draghi, ieri, non aveva neanche invocato alcun provvedimento specifico, limitandosi ad affermare che bisogna essere pronti a tutto pur di salvare l’euro. Dato che il nostro vecchio governatore fu definito dalla stampa […]

E’ lo spread, non le tapas

Lo spread schizza alle stelle, l’attacco all’euro continua e, mentre l’Unione europea si accascia ferita da un’emorragia inesorabile, i governi cercano di salvarci con un cerotto. Intendiamoci, non è colpa di tutti gli esecutivi. Stiamo messi su di una brutta china per colpa dei rigoristi del Nord Europa, Germania, in primis. Né è facile convincere l’opinione pubblica tedesca che, per salvare se stessi, bisogna sussidiare l’Europa mediterranea in sofferenza e rilanciare il progetto europeo. Nella breve durata, quella che scandisce elezioni e consenso, i contribuenti tedeschi, olandesi e finlandesi avrebbero la sensazione di pagare per i vizi e la prodigalità delle inefficienti burocrazie del Sud Europa. Ma, in realtà, esiste fra il centro e la periferia d’Europa un rapporto di dipendenza, dove la subalternità dell’un paese è funzionale alla forza dell’altro. I creditori dei paesi del Sud sono proprio le banche del Nord Europa, e la domanda interna spagnola, ad esempio, drogata dalla speculazione immobiliare, è servita per comprare soprattutto Mercedes, non tapas e tortillas. La recessione nell’Europa mediterranea, d’altronde, è prodotta anche dalla scriteriata politica antinflazionistica e di moderazione salariale praticata dalla Germania. A partire dall’unione monetaria, nel 1999, infatti, la produttività tedesca è cresciuta e i salari restavano […]