Obama spende, Berlusconi taglia

Mentre l’America di Obama vira verso un approccio neokeynesiano, il governo Berlusconi taglia e propone una fiscalità regressiva; i soldi ai gruppi industriali del Nord verranno presi dai fondi europei, destinati in gran parte a Sud e lavoratori. Sud e povertà sono i grandi assenti nell’approccio politico macroeconomico di questo governo: come, purtroppo, di molti altri governi precedenti. Né misure straordinarie anticrisi o la social card – di carattere contingente – sembrano capaci di incidere su questo trend che è, invece, sistemico. In Italia l’aumento della povertà sembra essere incontrovertibilmente legato all’adozione di politiche liberiste. L’irrigidimento del patto di stabilità adottato da Berlusconi, in questo momento, non sembra essere la buona cura per un malato, l’Italia, che è grave. Il recente rapporto OCSE Growing Unequal? del 2008 è un’anamnesi precisa. Tra i 30 paesi OCSE, oggi l’Italia ha il sesto più grande gap tra ricchi e poveri. Redditi da lavoro, capitale e risparmi sono diventati il 33% più diseguali a partire dalla metà degli anni ottanta. Il nostro Paese ha registrato il più elevato aumento nei paesi OCSE, dove l’aumento medio é stato del 12%. La polarizzazione fra ricchi e poveri ha “sterminato” la classe media. Il reddito medio del […]

Citigroup verso la divisione

Ritorna la separazione fra banche d’affari e commerciali? Proprio come fu necessario per uscire dalla crisi del ‘29. Per adesso, il salvataggio governativo di Citigroup è costato 52 miliardi di dollari ai contribuenti USA. Citigroup sta accelerando il percorso che dovrebbe portare il colosso americano alla divisione in due rami: un passaggio resosi necessario nel tentativo di recidere le parti più improduttive dell’impresa a seguito della crisi finanziaria; nonostante i due salvataggi promossi dal governo americano nel tentativo di salvare la banca, di 25 e 27 miliardi di dollari. Il gruppo è spinto da una triplice serie di pressioni. Una legata semplicemente alla crisi; un’altra che proviene direttamente da Washington, ovvero dai regolatori che hanno individuato nell’assetto di Citigroup una debolezza del sistema finanziario americano; la terza pressione nasce da Wall Street, da quegli investitori ansiosi di mettere al sicuro i propri capitali spesi nella banca. La divisione di Citigroup sancirebbe la fine di un modello di sviluppo ultraliberista, resosi possibile con la fusione tra banche d’affari e commerciali – un tempo vietata in America dal Glass-Steagall Act -. Ed è paradigmatico che proprio la divisione fra questi due tipi di banche era stata introdotta come misura regolatrice all’indomani della […]