Masterplan per il Sud. Il nuovo bluff di Renzi

Masterplan per il Sud. L’ennesimo bluff di Renzi. Non c’è un giornale che oggi abbia fatto i conti al pippone del governo, ripubblicato pari pari dai principali quotidiani. Questo riguarda l’incapacità di molti colleghi di leggere i dati, ma andiamo avanti… il governo approva la programmazione con vari mesi di ritardo e la spaccia per un piano di interventi straordinario.

Non c’è nulla di straordinario, ma si parla di 95 miliardi che SPETTANO al Mezzogiorno (cifra molto più bassa delle risorse pubbliche stanziate per il resto del Paese) e si fa riferimento ad altre informazioni empiricamente non verificate. Come, ad esempio, il moltiplicatore speciale che dovrebbe innescarsi sui progetti del Piano Juncker: progetti che nessuno conosce e che generalmente saranno al Nord, dato che si tratta di investimenti che devono essere in grado di finanziarsi sul mercato e che, a nel profondo Sud, se non è lo stato a fare l’imprenditore, è difficile innescare processi di sviluppo.
Addirittura risibile è il riferimento agli investimenti di Eni, Enel, Finmeccanica e Fincantieri, dato che il governo, anche qui, parla di interventi “market oriented”. Si tratterà, dunque, di finanziamenti per trivellazioni, sfruttamenti off shore e on shore che il governo eufemisticamente definisce “chimica verde”. Si parla, lungamente, di gassificatori e pipeline, ma non si parla delle royalty che dovrebbero andare al Sud.
Alla fine il Masterplan si ridurrà all’utilizzazione di Cassa depositi e prestiti per finanziare la banda ultra larga attraverso una società veicolo privata, la Metroweb, che ovviamente cablerà Napoli e Bari, ma non il resto del Sud. Investimenti pubblici attraverso società private: una mostruosità di cui spero qualche giornale vorrà parlare.
Ricordo che Renzi ha fatto cambiare anche i requisiti di onorabilità per sedere nel cda di Cassa Depositi e prestiti per incardinare Gallia, indagato a Trani sui derivati. La possibilità di utilizzare la Cassa per promuovere sviluppo sarebbe fondamentale ma una serie di dati suggeriscono che si vorrà piuttosto utilizzare il risparmio postale degli italiani proprio per finanziare, non la banda ultra larga, ma la Metroweb: per finanziare una rete, cioè, che invece di essere pubblica sarà privata e fatta sugli interessi dei grandi player. Perché una società privata dovrebbe finanziare la rete a Pizzo calabro, infatti, è un mistero che non ci è dato sapere. Insomma, si spacciano per soldi al Sud fondi che andranno a Trenitalia, Eni, Enel, Metroweb, non per creare sviluppo ma per fare capitalismo relazionale, con i capitani coraggiosi spesati dai POR.

Un Masterplan, dunque, che non finanzia lo sviluppo ma sussidiarierà “i campioni nazionali” (oramai neanche più pubblici). Si tratta di un sitema attraverso il quale si olia il capitalismo relazionale che punta su Renzi e lo si spaccia per politiche per il Sud. Il governo, dunque, è andato oltre il bluff delle spese ordinarie fatte attraverso gli FSE che praticava Berlusconi. All’epoca, si utilizzavano i Fondi europei (che dovrebbero essere aggiuntivi e straordinari), per finanziare attività ordinaria. Ora, assistiamo ad un salto di qualità, ma in peggio: la la socializzazione dei costi di ristrutturazione dei grandi player che, invece di competere, diventano proprietari delle reti (che dovrebbero essere pubbliche), finanziate da fondi pubblici; un pericoloso groviglio fra interessi e capitalismo di Stato che si è già recentemente palesato con l’idea malsana di privatizzare la Snam. In tutti i paesi capitalisti, le reti dovrebbero essere pubbliche. Questo è l’unico paese che costruisce con fondi pubblici reti private.

Altro grande progetto del Masterplan che Renzi si “venderà”, inoltre, saranno l’Alta velocità Napoli Bari e il completamento della Salerno – Reggio Calabria, di cui parliamo ininterrottamente da 20 anni.
La ciliegina sulla torta, infine, sono i Patti. A 25 anni dal Manifesto dello Sviuppo locale di Bonomi e De Rita, che lanciarono la stagione dei Patti territoriali, ritorniamo agli anni ’90. Quando la forbice Nord Sud incominciò a crescere. Progetti che si incepparono allora, riproposti oggi.

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