Osservatorio terrorismo: l’Emirato Caucasico e la jihad

Gli interessi in conflitto di Iran e Russia si scontrano nel Nord Caucaso, fra sanguinari jihadisti, generali mafiosi, Hamas e continue violazioni dei diritti umani, di tutti contro tutti.

Il Nord Caucaso è uno scenario strategicamente fondamentale per il terrorismo jihadista; il 31 ottobre del 2007, infatti, Dokka Umarov, già presidente della repubblica secessionista cecena della Ichkeria, ha dichiarato la costituzione dell’Emirato Caucasico.

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L’emirato include tutta la Ciscaucasia: le repubbliche di Cecenia, Inguscezia, Dagestan, Nord e Sud Ossezia, Kabardino-Balkaria, Karachay-Cherkessia e la provincia di Krai.
Si tratterebbe di entità politiche autonome, in qualche modo legate alla Russia. Ma la vittoria di Mosca dopo la seconda guerra cecena, con la smobilitazione del governo de facto della Repubblica di Ichkeria, non ha assolutamente riportato la pace in un territorio conteso, dove la sovranità è ancora, a volte, esercitata dagli indipendentisti.

Lo stesso nazionalismo ciscaucasico, inoltre – grazie alle epurazioni e ai metodi mafiosi utilizzati dai capi guerilla (che in realtà sono tutt’uno con la mafia caucasica) -, coincide, oramai, quasi esclusivamente con l’islamismo jihadista; nonostante il nazionalismo locale abbia un’antica, nobile e lunga tradizione: la ciscaucasia è abitata, infatti, da popolazioni con una propria lingua ed una propria cultura ed è stata sottoposta ad un vero e proprio genocidio: ai tempi di Stalin, molti Ceceni furono deportati in Siberia dove trovarono la morte.

Le prove della penetrazione jihadista nel Caucaso risalgono al “famoso” Shamil Basayev, il “comandante” ceceno della strage di Beslan, anche autore de Il libro del Mujahid, bestseller e vero vademecum del perfetto terrorista.
Gli stessi interessi in campo caucasico, inoltre, cortocircuitano in una spirale di reazioni e controreazioni spiazzanti.

Alcuni osservatori russi, ad esempio, hanno suggerito che gli stessi Stati Uniti hanno in qualche modo aiutato il Fronte Caucasico (la sigla che ha combattuto i russi in occasione delle guerre cecene, nda) in chiave antirussa, appoggiando indirettamente Al Qaeda. Sicuramente i ribelli ceceni sono stati aiutati dall’Iran (che ha addestrato i miliziani nei propri campi militari) ed è stato provato il legame fra Fronte Caucasico e Hamas.
Le Ong riportano di sistematici abusi e torture da parte sia dei russi che dei gruppi indipendentisti. I signori della guerra che si sono legittimati come eroi nazionali contro l’oppressore russo sono spesso sanguinari assassini o mafiosi che hanno fiaccato l’opposizione interna democratica ed hanno costituito ingenti patrimoni all’estero.

La repubblica cecena ufficiale riconosciuta da Mosca, infatti, non è molto meglio dell’Emirato che agisce nell’ombra. L’attuale presidente Ramzan Kadyrov è subentrato al padre Akhmad, assassinato nel 2004. Questi, prima di passare dalla parte dei russi, era stato uno dei più crudeli soldati ribelli, mentore di un squadraccia di criminali capeggiata dal figlio, nota col nome di Kadyrovtsy: a detta dei Kadyrov erano le guardie scelte del presidente, ma Human Rights Watch li descrive come una sorta di SS.
Putin, per pacificare il Paese, ha accettato i Kadyrov: ma non è detto che sia stata una buona idea.

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