Le Mani della “cricca” su Mantova

La cricca voleva salvare il lottizzatore, ma i giudici amministrativi danno ragione alla tutela del patrimonio comune

Mantova, splendida città sulla quale s’allungava l’ombra di una lottizzazione edilizia che avrebbe violato una città dichiarata patrimonio dell’Unesco, è salva. E stavolta, nella complessa storia di conflitti fra i costruttori, con i loro interessi, e le associazioni dei cittadini, impegnati nella difesa di quel paesaggio che la nostra carta fondamentale tutela, spunta anche il nome di Fabio De Santis, il provveditore alle opere pubbliche della Toscana arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla «cricca». Il principio da cui prende spunto questo caso è il solito: «L’economia deve girare». E così i comuni, strangolati dalle finanziarie, si ritrovano con l’acqua alla gola, pronti a vendere i gioielli di famiglia.

Tutto parte della lottizzazione della Lagocastello: 200 nuove villette in riva al Lago Inferiore che si affacciano sulle sagome del Palazzo Ducale dei Gonzaga, del castello di san Giorgio e della cupola di sant’andrea, entro la cui fabbrica si custodiscono le preziosissime reliquie del sangue di Gesù, recentemente popolarizzate, fra i non fedeli, dalle storie new age sul sacro Graal.

Una cornice di rara bellezza, dove i valori artistici di Filippo Juvarra e del Mantegna si iscrivono in un habitat lacustre prezioso, fra uccelli migratori, aironi e fiori di loto.

È su queste sponde aggraziate da salici piangenti e ibisco che il costruttore Antonio Muto della Lagocastello avrebbe voluto erigere le 200 nuove villette con vista sulla Basilica di Sant’Andrea. Una legittima decisione d’impresa, d’altronde, avallata da una concessione edilizia del 2005, quand’era a guida dell’amministrazione il sindaco di centro sinistra Gianfranco Burchiellaro. Fra lo sdegno di cittadini e intellettuali, tuttavia, fa marcia indietro il sindaco seguente, del Pd, Fiorenza Brioni. Nel frattempo, inoltre, la Soprintendenza, nel 2008, tre anni dopo, cioè, il rilascio della concessione edilizia, vincolava l’area. La faccenda finisce in tribunale: Muto si sente danneggiato, impugna il provvedimento della Soprintendenza e minaccia di chiedere danni al Comune per 80 milioni. Una richiesta di risarcimento in grado di mettere in ginocchio l’amministrazione. Mentre il Tar di Brescia deve decidere in merito alla legittimità del vincolo d’inedificabilità della Soprintendenza, si attiva un altro ricorso presso il Consiglio di Stato in merito alla decisione relativa all’obbligo di sottoporre a Valutazione d’impatto ambientale (Via) le villette, a fronte del pregio della zona di lottizzazione. La Via, in pratica, potrebbe salvare la sponda del Lago Inferiore, indipendentemente dalla legittimità dei vincoli della Soprintendenza.

La questione, nel frattempo, passa, nella primavera di quest’anno, al neosindaco del Pdl Nicola Sodano. Il nuovo primo cittadino, anche per evitare i danni, cambia nuovamente rotta e sembra, forse, più propenso a lasciare che la Lagocastello finisca i lavori o a mediare sui risarcimenti.

Tutto, infatti, congiura a favore dell’impresa di Muto. Il Consiglio di Stato, infatti, affida una perizia proprio al neoarrestato Fabio De Santis il quale conclude che, per le villette, non è necessaria la Via. Il Comune sembra spacciato: se si dà il via alla lottizzazione, per risparmiare l’esoso risarcimento richiesto dalla Lagocastello, Mantova rischia di essere depennata dalla Lista Unesco. Questa infamia, d’altronde, già è capitata a Dresda per aver voluto fare un ponte sull’Elba che danneggiava l’immagine storica della città eternata da Bernardo Bellotto. Insomma, Mantova risparmierebbe sui danni a Muto ma pagherebbe in termini di perdita di privilegi e visibilità Unesco.

Lo scorso 5 luglio, infine, ecco la nuova sentenza dei giudici amministrativi che sconfessano le conclusioni di Fabio De Santis. La Via si deve fare, e l’altra sponda del Mincio, rispetto al centro antico, rappresenta un continuum paesaggistico-ambientale la cui protezione è un valore non comprimibile. Mantova, ora, è salva. La Via, infatti, non potrà che bocciare il progetto della Lagocastello, e il Comune è al riparo dalle richieste di risarcimento indipendentemente dalla sentenza sul vincolo d’inedificabilità.

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