Chi c’è dietro il disastro rifiuti a Napoli

“Napoli avrà finalmente un servizio competitivo e moderno che cambierà le abitudini dei cittadini”, proclamò l’assessore Ferdinando Balzamo, l’11 marzo 2000, con quella solennità che si addice al taglio dei nastri. Nasceva Asìa e Napoli si dotava di una municipalizzata per i rifiuti; o, meglio, di un’azienda d’igiene urbana che avrebbe gestito il comparto con “l’efficienza del privato”. Così si profetizzava, infatti, all’epoca della programmazione negoziata, allorquando sarebbe bastato trasformare gli enti pubblici in Spa per risolvere i problemi delle disastrate burocrazie italiane. Peccato che già allo stappo degli spumanti, in agenda ci fosse il tema del passaggio all’Asìa dei dipendenti del Comune, delle aziende private – quasi si fosse trattato della nazionalizzazione delle assicurazioni di Giolitti – e degli Lsu; a riprova che, per lo Stato, in Campania, anche nelle società, viene sempre prima la logica dell’ammortizzatore sociale. Giusto o sbagliato che sia, non è un giudizio di valore ma una constatazione. Mentre per l’affaire monnezza, governo ed enti territoriali si rimbalzano le responsabilità, però, vale la pena verificare se questo “servizio competitivo e moderno” abbia adempiuto alle magnifiche sorti e progressive consustanziali al magico acronimo “Spa”. In particolare, Asìa subappalta ai privati il servizio rifiuti in due terzi della […]

Federalismo a tradimento

Chi prende cosa, quando e come. E’ il metro che dobbiamo utilizzare per giudicare la politica, secondo Harold Lasswell, perché le scelte dei decisori sono spesso a somma zero: c’è chi vince e c’è chi perde. L’ultima proiezione sul nuovo fisco previsto dalla riforma del federalismo fiscale redatta dal senatore del Pd Marco Stradiotto, infatti, ci dimostra chiaramente che il Sud perde e il Nord vince. Le risorse pubbliche, con le riforme, verranno ridistribuite in modo regressivo, dal Sud al Nord; cioè, dai poveri ai ricchi. Si tratta di un vero e proprio trend di diminuzione della spesa sociale e dei trasferimenti dello Stato, come dimostrò due anni fa Gianfranco Viesti con il suo libro Mezzogiorno a tradimento, determinatosi e ampliatosi sotto vari governi. Perché effetto di una politica condivisa, nella sostanza, da destra a (parte della) sinistra. Con la fine dell’intervento straordinario, infatti, uno stuolo di economisti sostenne che il Meridione si sarebbe sviluppato senza bisogno di assistenza statale, in virtù di un fisiologico vantaggio competitivo rappresentato dall’entità dei salari che avrebbe spinto le imprese a delocalizzarsi a Sud. Era la stagione del “Manifesto dello sviluppo locale”, dove i Patti territoriali, attraverso delle vere e proprie gabbie salariali, portavano […]

La bufala padana

L’agricoltura meridionale soffre. La Campania Felix, che si presentava come un giardino delle delizie agli occhi dei viaggiatori del Grand tour, è ridotta a una pattumiera. Dove un tempo si coltivava la ciliegia dell’Arecca, fra Chiaiano e Marano, oggi si susseguono colate di cemento e discariche. Eppure, nonostante lo scempio del territorio, la Campania e il Mezzogiorno ancora vantano un settore primario d’eccellenza. In Italia, infatti, il 67% delle coltivazioni biologiche è concentrato al Sud, e su 226 marchi italiani Dop e Igp, il 43% proviene dal Mezzogiorno. Si tratta di una vocazione territoriale importantissima. Quando si parla di agricoltura meridionale, la memoria corre alla Questione agraria, al sangue dei contadini di Melissa e Montescaglioso e dei braccianti di Giuseppe Di Vittorio. Eppure, già ai tempi dell’Unità d’Italia, l’agricoltura di qualità era espressione di un ceto ristretto ma moderno e liberale: non a caso emarginato, sotto la Destra storica, da quel blocco sociale di latifondisti meridionali e capitalisti del Nord chiamato “ferro e segale”. Dal governo, quindi, ci si dovrebbe aspettare grande attenzione verso il settore primario del Mezzogiorno. In definitiva, con la fine dell’intervento straordinario e l’idea di creare una grande industria fordista di Stato, le élite italiane si […]

Museo Madre, la destra e la damnatio memoriae

Come in un vero e proprio cambio di regime, la giunta Caldoro ha intrapreso un percorso di discontinuità nei riguardi del bassolinismo che ha assunto la forma simbolica della damnatio memoriae. Con la furia iconoclasta dell’Armata Rossa contro la Cancelleria di Albert Speer a Berlino, il centrodestra lancia i suoi strali contro la “cultura di sinistra” e il museo Madre, bollato come inefficiente e costoso. I tentativi del direttore Eduardo Cicelyn di smarcarsi da Bassolino per affermare la propria autonomia, perché la cultura dovrebbe essere una zona franca rispetto alla politica, sono frustrati dal livore dei neofuturisti che vogliono distruggere quell’accademia che li ha marchiati come “destra plebea”, come si legge nell’ultimo appello degli intellettuali “Napoli aspetta”. E’ chiaro che siamo di fronte allo scontro di civiltà, con la regressione della politica a continuazione della guerra con altri mezzi e della fazione avversa a un nemico profondamente altro. D’altronde, già prima di scorrere i bilanci del Madre, la destra tuonava contro quell’istituzione, perfino con esposti contro le famigerate “serate danzanti” che, sulla scia di quanto si faceva all’estero, avevano, invece, il merito di avvicinare i giovani alla cultura. La delegittimazione del rinascimento bassoliniano è concisa con la stigmatizzazione delle attività […]

L’uomo che odiava le donne

Di fronte al caso Ruby, riecheggiano le parole amare e sferzanti di Veronica Lario che ammonì come il marito fosse malato. Forse Berlusconi è malato. Ma sicuramente non è pazzo. Gli scandali pseudosessuali che copiosi affollano i nostri giornali, infatti, sono funzionali a mettere il silenziatore ai grandi temi politici che il premier solleva. Come per incanto, non si parla più di lodi o di Mafia, mentre il dibattito politico si colonizza dei lustrini e del silicone che tracima delle trasmissioni televisive delle tv Mediaset. Berlusconi, infatti, ha diffuso nella nostra società, che un tempo si scandalizzava per le ginocchia delle gemelle Kessler, una rappresentazione criptopornografica della realtà che ha traslato il desiderio sessuale sul piano dei consumi. La bulimica rappresentazione del sesso diffusa dai media coincide, in realtà, con una pratica anoressica, indirizzando il desiderio, morbosamente famelico, verso il consumo di beni materiali. Berlusconi ha sostituito alla rappresentanza politica questa rappresentazione impolitica, declinando le libertà civili come semplici libertà mercantili; anzi, il Cavaliere ha, in pratica, sigillato un patto con i cittadini, regrediti allo status di consumatori, promettendo loro un aumento dei consumi dei beni materiali, sacralizzati dalle tv, in cambio di beni immateriali come libertà, partecipazione e democrazia: un […]

Dietro al razzismo c’e’ la crisi del modello europeo

Con l’ingresso dell’ultradestra nel parlamento svedese cade un altro tabu’. Nella patria della socialdemocrazia di Olof Palme e del multiculturalismo, i Democratici Svedesi, xenofobi e nazistoidi, guidati dal trentenne Jimmie Åkesson, bloccano il sistema politico nazionale, impedendo all’esecutivo conservatore di governare. Era chiaro che il fortino svedese sarebbe caduto; in fin dei conti, il Partito nazionale danese di Pia Kjaersgaard è da dieci anni al centro della scena scandinava. L’ultradestra siede, d’altronde, in molti parlamenti nazionali; ma sono i successi in Svezia e Olanda, Paesi dalla fortissima tradizione liberale e socialdemocratica, a scuotere maggiormente l’opinione pubblica europea. Il sogno europeista di aver sradicato il fascismo, in fondo, si era già infranto ai tempi di Haider, del ballottaggio Chirac-Le Pen e della vittoria dei fratelli Kaczynski, antisemiti e negazionisti, in Polonia. L’ultimo brivido, oramai, lo potrebbe dare solo l’ingresso di un partito neonazista nel Bundestag, cosa neanche improbabile a fronte dello Zeitgeist che si respira in Europa. La caduta dell’Olanda e della Svezia, però, significa anche altro. E’ la sconfitta del multiculturalismo, espressione di quella weberiana etica protestante del capitalismo che connota i Paesi del Nord-Europa, invocato come modello d’accoglienza contro l’integrazionismo francese, il comunitarismo inglese, e il melting pot americano. […]

Zaia, Galan e l'agricoltura meridionale

Per la destra berlusconiana, l’agricoltura è “cosa nostra”. Da Zaia a Galan, il potere è veneto, amico e vicino al Nord. Eppure, nonostante la giusta importanza dell’agricoltura padana, è noto che il settore primario di qualità rappresenti una delle eccellenze del Sud, uno di quei pochi fattori cui vincolarne lo sviluppo. Soprattutto con la fine dell’intervento straordinario, e l’idea di creare una grande industria fordista di Stato, le elite politiche italiane sembrano aver accettato il fatto che il Mezzogiorno viri verso una postmodernità fatta di terziario e quaternario, avendo forzosamente saltato la modernità industriale. Ma, per il Pdl a trazione leghista, non c’è settore che possa essere lasciato al Mezzogiorno: industria, turismo, agricoltura, la Lega ha costruito un’ideologia per cui il Settentrione debba essere ristorato degli scempi della “Roma ladrona” e dell’assistenzialismo lazzarone. Nonostante il Nord sia sviluppato, e la forbice con il Sud si allarghi sempre di più, dallo scandalo delle quote latte, al sostegno di Zaia alla mozzarella di bufala di Cremona, i ministri dell’agricoltura del Pdl sono una manna per la “Padania” e una iattura per il Meridione. Eppure, le vocazioni naturali imporrebbero che il governo, almeno nell’agricoltura, fosse solo un po’ più filomeridionale. In Italia, infatti, […]

Zaia, Galan e l’agricoltura meridionale

Per la destra berlusconiana, l’agricoltura è “cosa nostra”. Da Zaia a Galan, il potere è veneto, amico e vicino al Nord. Eppure, nonostante la giusta importanza dell’agricoltura padana, è noto che il settore primario di qualità rappresenti una delle eccellenze del Sud, uno di quei pochi fattori cui vincolarne lo sviluppo. Soprattutto con la fine dell’intervento straordinario, e l’idea di creare una grande industria fordista di Stato, le elite politiche italiane sembrano aver accettato il fatto che il Mezzogiorno viri verso una postmodernità fatta di terziario e quaternario, avendo forzosamente saltato la modernità industriale. Ma, per il Pdl a trazione leghista, non c’è settore che possa essere lasciato al Mezzogiorno: industria, turismo, agricoltura, la Lega ha costruito un’ideologia per cui il Settentrione debba essere ristorato degli scempi della “Roma ladrona” e dell’assistenzialismo lazzarone. Nonostante il Nord sia sviluppato, e la forbice con il Sud si allarghi sempre di più, dallo scandalo delle quote latte, al sostegno di Zaia alla mozzarella di bufala di Cremona, i ministri dell’agricoltura del Pdl sono una manna per la “Padania” e una iattura per il Meridione. Eppure, le vocazioni naturali imporrebbero che il governo, almeno nell’agricoltura, fosse solo un po’ più filomeridionale. In Italia, infatti, […]

La politica delle nevrosi

Berlusconi, l’altro giorno, ha insultato per l’ennesima volta Rosy Bindi dileggiando quella che egli giudica la scarsa avvenenza dell’esponente Pd. Una vera e propria mania compulsiva, da parte del premier, che ha fatto delle volgarità contro la Bindi il corollario alle sue consuete battute sessiste. Fino ad oggi, d’altronde, l’ossessivo martellare sul sesso di Berlusconi era considerato parte della sua strategia volta alla trasformazione della politica in spettacolo. Ora, la gravità e la gratuità delle volgarità indirizzate da Berlusconi alla Bindi, ultima perla di un rosario fatto di lascivi commenti che il premier non riesce a non proferire in qualsiasi contesto, come sul palco confindustriale all’ultimo Euromed a Milano, svelano che non si tratta di una strategia ma di una nevrosi senile. Un’ossessione che si fa politica. A sostegno della tesi di Veronica Lario che, illo tempore, disse che il marito era malato. Non è raro, d’altronde, che i politici investano affettivamente su quelle che, all’inizio della loro carriera, erano semplici strategie razionali rispetto allo scopo di consolidare il proprio potere. Ma è decisamente più raro il caso di una nevrosi che si fa politica, dove gli elementi cognitivi e catettici, cioè affettivi, del politico verso un oggetto servono, contemporaneamente, […]

Le Mani della “cricca” su Mantova

La cricca voleva salvare il lottizzatore, ma i giudici amministrativi danno ragione alla tutela del patrimonio comune Mantova, splendida città sulla quale s’allungava l’ombra di una lottizzazione edilizia che avrebbe violato una città dichiarata patrimonio dell’Unesco, è salva. E stavolta, nella complessa storia di conflitti fra i costruttori, con i loro interessi, e le associazioni dei cittadini, impegnati nella difesa di quel paesaggio che la nostra carta fondamentale tutela, spunta anche il nome di Fabio De Santis, il provveditore alle opere pubbliche della Toscana arrestato nell’ambito dell’inchiesta sulla «cricca». Il principio da cui prende spunto questo caso è il solito: «L’economia deve girare». E così i comuni, strangolati dalle finanziarie, si ritrovano con l’acqua alla gola, pronti a vendere i gioielli di famiglia. Tutto parte della lottizzazione della Lagocastello: 200 nuove villette in riva al Lago Inferiore che si affacciano sulle sagome del Palazzo Ducale dei Gonzaga, del castello di san Giorgio e della cupola di sant’andrea, entro la cui fabbrica si custodiscono le preziosissime reliquie del sangue di Gesù, recentemente popolarizzate, fra i non fedeli, dalle storie new age sul sacro Graal. Una cornice di rara bellezza, dove i valori artistici di Filippo Juvarra e del Mantegna si iscrivono […]

Costa del Crime – La mafia in Costa del Sol

Non solo casalesi. La costa spagnola è il paradiso per i mafiosi britannici e i russi. Di seguito, la mia inchiesta pubblicata sulla Voce di luglio. Eclissi di sole sulla Costa del Sol. La Costa Nostra, com’è stata ribattezzata, è una vera internazionale del crimine organizzato. Mafia, ma non solo italiana. (il video è il trailer di Sexy Beast, film sui mafiosi inglesi in Spagna) Il litorale iberico, infatti, è diventato il laboratorio per ridisegnare nuove alleanze e strategie nella spartizione dei traffici illeciti fra le criminalità organizzate di tutto il globo. Perché i sodalizi criminali dimostrano maggiore capacità di cooperazione rispetto alle logiche competitive dell’economia legale. Questo consente ai boss di intraprendere nuovi e fruttuosi business, con una sorta di specializzazione funzionale di tipo evoluzionistico che caratterizza le attività internazionali delle mafie che operano come altrettanti “rami d’azienda”. I colombiani si occupano di cocaina, i montenegrini gestiscono l’eroina afgana, i russo-baltici smerciano petrolio e gas illegale, la mafia russo-ebraica o caucasica si occupa della vendita di uranio e plutonio, le mafie italiane sovrintendono al mercato delle derrate alimentari e riciclano i proventi degli illeciti nelle speculazioni immobiliari. Fra i più forti nella speculazione mattonara, oltre ai casalesi, ci sono […]

I veri primati degli insegnanti meridionali

Il sole non splende sulla scuola a Mezzogiorno. Ieri, la Gelmini tuonava “nel Sud, alcune scuole abbassano la qualità della scuola italiana” minacciando corsi ad hoc per gli insegnanti meridionali; oggi c’è chi parla di “zavorra culturale” pesando il gap che separa campani e friulani nei famigerati test Pisa dell’Ocse che valutano le competenze dei quindicenni. Eppure, nonostante oggi il Sud abbia sorpassato il Nord per numero di diplomati ed iscritti alle università, il pubblico dibattito sembra in parte ancora caratterizzato da un vecchio determinismo etnico che espunge il fatto che il Mezzogiorno, prima di essere un luogo, è una condizione sociale. La scuola campana, infatti, non partecipa del consueto fallimento delle pubblica amministrazione meridionale e i problemi di cui soffre sono anche extrascolastici. Il nostro sistema formativo nazionale, infatti, ha centrato l’obiettivo di insegnare l’italiano ad un Paese analfabeta ma non riesce a far prendere l’ascensore sociale ai meritevoli. Questo perché l’Italia è un Paese con bassissima mobilità sociale e i figli dei poveri, anche se bravi, restano poveri. Secondo il report di Bankitalia redatto dal professor Montanari, infatti, i “differenziali di conoscenze e competenze tra gli studenti del Nord e quelli del Sud è attribuibile agli studenti provenienti […]

Nabucco, la chiave di volta del Kurdistan

Otto trilioni di metri cubi di gas naturale curdo alimentano le ambizioni dell’Unione Europea di rendersi indipendente dalla morsa russa. Il grande gasdotto Nabucco, patrocinato dalla Ue, la cui utilità strategica è rompere il monopolio della Russia nelle forniture di gas ad Eurolandia, potrebbe risorgere. Il progetto comunitario, infatti, è stato dato più volte per spacciato a causa della concorrenza di South Stream, il gasdotto russo concorrente che, allo stato attuale, rappresentava un’alternativa più solida. Ma il nuovo valzer delle alleanze fra Transcaucasia e Medio Oriente potrebbe rilanciare il progetto targato Bruxelles. “Possiamo fornire all’Europa 15 bilioni di metri cubi di gas per far funzionare Nabucco”. A parlare è il “ministro degli Esteri del Nord Iraq” Ashti Hawrami, rappresentante della provincia del nuovo Iraq sorto dalle ceneri dell’autocrazia di Saddam Hussein e che coincide esattamente con il Kurdistan iracheno. Il Nord Iraq, che ambisce anche all’indipendenza, tuttavia, è un grosso problema nello scacchiere mediorientale. Qualora diventasse uno Stato, avrebbe un fortissimo potere destabilizzante verso la Turchia, nei cui confini è inglobata l’altra metà della regione storica del Kurdistan. Secondo le prudenti dichiarazioni dell’Onu, d’altronde, i curdi sono una “nazione senza Stato” e non possono invocare il principio dell’autodeterminazione dei popoli […]

Potenziare il mercato unico, la proposta Monti

Combattere il nazionalismo economico e potenziare il mercato unico europeo. E’ la ricetta che l’ex commissario Ue e guru bipartisan dell’economia Mario Monti ha presentato l’altro ieri a Bruxelles innanzi al presidente della Commissione Barroso, all’interno della comitato per il mercato interno dell’Europarlamento. Il report Monti, infatti, sarà la bozza di partenza di un disegno di legge che l’esecutivo comunitario presenterà a luglio. Un provvedimento quanto mai opportuno. Barroso, infatti, lo scorso ottobre, diede mandato a Monti di produrre un report preliminare al fine di scongiurare ciò che lo stesso presidente avvertiva come un pericoloso nazionalismo economico entro il quale, innanzi alla crisi, l’Europa avrebbe potuto ripiegare. Una valutazione profetica giacché, dinnanzi alla crisi greca, proprio il Paese leader di Eurolandia, la Germania, è stata assalita da pulsioni nazionaliste che hanno tenuta la Merkel prigioniera di questioni interne ed elettorali, come le elezioni del Nord Reno-Westfalia. [youtube=http://www.youtube.com/watch?v=jzk0d91zb1o&playnext_from=TL&videos=ZbLV4kceXJw&feature=sub&w=300&h=220] Per rafforzare i mercati e le politiche liberali, la sola strategia che possa garantirci crescita economica, secondo Monti, urge “integrare nell’obiettivo del mercato europeo molte arene di policy che tradizionalmente non venivano considerate afferenti il mercato unico”. L’ex commissario italiano ha puntato, ad esempio, sulla creazione di un mercato unico digitale e sulla rimozione […]

Le ordinanze dei sindaci-sceriffo

Più che sindaci-sceriffo, sono dei veri e propri sindaci-rambo. L’onda verde della Lega sommerge il profondo Nord con un mare di ordinanze e regolamenti comunali che combinano l’acrimonia xenofoba con la boutade carnascialesca. Anche se, purtroppo, c’è solo da piangere. Dalle ordinanze contro il kebab o contro i cigni, alle più tristi diffide a rom o ad extracomunitari a stanziarsi su di un territorio. Il verde di questi paesini lindi e fioriti, fra valli profumate di lavanda, stride con la cattiveria che trapela dai manifesti che gridano “Fuori dalle palle”, “Immigrati, torturali è legittima difesa!”, “Via gli zingari”. Già. Perché all’inizio si rideva delle ordinanze di Gentilini contro i cigni, salvo poi dover riconoscere la pericolosità di un personaggio che, fra inni a sparare agli immigrati, a cacciare “i culattoni”, o ad “eliminare i bambini dei [sic] zingari”, ha fatto scuola. (Comizio di Gentilini) L’ultimo arrivato è Danilo Lancini, sindaco di Adro, assurto al disonore delle cronache per la mensa vietata ai figli degli immigrati morosi. Lancini è un instancabile inventore di norme anti-immigrati; dalla residenza lunga minimo 18 anni ad Adro per accedere alle case popolari, all’infame bonus-taglia per i vigili; 500 euro per ogni clandestino catturato. Il brillante […]

Cambiamenti climatici e nuove migrazioni

Migranti che fuggono dalla fame. Ma non solo. Sempre di più, si fugge anche dai disastri ambientali. Il gruppo di ricerca del German Marshall Fund of the United States (Gmf) ha appena presentato a Bruxelles un nuovo report che fa il punto sulla migrazione indotta dei cambiamenti climatici causati dall’inquinamento. I maggiori impatti, infatti, sono e saranno focalizzati in quel Sud del mondo che già soffre di altri problemi, come carestie, siccità, innalzamento del livello del mare e desertificazione. «Separare l’impatto dei cambiamenti climatici dagli altri fattori che scatenano l’immigrazione è difficile», ha dichiarato Susan Martin, direttrice dell’Istituto sugli Studi della Migrazione della Georgetown University e leader del Gmf. «Le nostre proiezioni ci dicono che la gran parte della migrazione sarà a carattere interno, non internazionale». Non ostante il fatto che la gran parte dei flussi di migrazione sarà “da Sud a Sud”, sottolinea la ricercatrice, ci deve essere il massimo impegno da parte delle nazioni occidentali nel lenire il problema. Per vari ordini di motivi. Innanzitutto, sono i Paesi industrializzati i maggiori inquinatori: quindi il rapporto Nord-Sud è una relazione squilibrata dove all’Occidente vanno i benefici dell’inquinamento, come l’aumento del Pil, e al Sud solo i costi, sociali ed […]

Redditi giù e le famiglie tagliano la spesa

Crollano nettamente i redditi delle famiglie. E siamo tutti più poveri. E’ quanto emerge dagli ultimi report dell’Istat, la cui lettura congiunta porta a ritenere che, a contrario di quanto sostenuto dal governo, l’idea che la crisi sia alle spalle sia più una speranza che un’analisi. Anzi, la compressione del reddito delle famiglie, nel quarto trimestre del 2009, è la più rilevante degli ultimi venti anni. Secondo gli esperti di via Cesare Balbo, infatti, il reddito degli italiani, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2000, è calato del 2,8% rispetto ad un anno prima. A questa crisi fa da contraltare, inoltre, una contrazione del Pil che, rispetto al trimestre precedente è dello 0,3%, ma che lungo tutto il 2009 è pari ad un allarmante meno 5,1%. In termini reali, invece, il reddito disponibile delle famiglie è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e del 2,6% rispetto a quello di un anno prima. La morale della favola è che la crisi c’è e l’Italia la subisce peggio degli altri Paesi. I dati dell’Istat, infatti, si prestano ad una analisi politica impietosa per il governo in carica. Perché le performance del sistema Paese non sono pessime solo in termini […]

I Poteri forti in Abruzzo

Chi sono le aziende della ricostruzione in Abruzzo? E fra indagati e rapporti opachi, c’è anche un’ex azienda di Silvio e Paolo Berlusconi. Negli appalti, in Abruzzo, qualcosa potrebbe essere andata storta. Per ora, l’attenzione della magistratura si è concentrata sul G8. Ma sono gli stessi appalti delle ricostruzione a meritare qualche considerazione in merito ai soggetti coinvolti: ci imbattiamo, infatti, in complicati intrecci, conflitti d’interesse, rapporti con ditte discutibili, imprenditori e dirigenti con disavventure giudiziarie. Ad incuriosirci particolarmente è il progetto C.a.s.e: un acronimo che sta per complessi antisismici sostenibili ed ecocompatibili; 184 edifici complessivi, per un totale di circa 4.600 appartamenti, capaci di resistere a nuovi sismi, immersi nel verde. In pratica, la famosa new town.  Un progetto per una spesa totale di circa 710 milioni di euro. Secondo l’Ara, l’associazione per la ricostruzione dell’Aquila, troppi soldi spesi male. Per l’Ara, infatti, il costo al metro quadro del progetto Case è pari a 2.850 euro, contro un costo di costruzione medio di un palazzo a norma antisismica pari a €.1.100,00/1.300,00 mq. Ma chi ha ricostruito l’Aquila? Sono 16 le ditte o consorzi che si sono aggiudicate l’appalto per la realizzazione dei 150 edifici del progetto Case. Si tratta solo di un […]

Come sfioriscono le democrazie

L’alta conflittualità che caratterizza e condiziona il sistema politico italiano è, indubbiamente, un portato dell’assenza di una memoria condivisa pubblica. Il recente caso di Craxi ne è la riprova. La cosa, d’altronde, non è una novità: la storia d’Italia è dibattuta nei suoi tratti salienti e fondativi. Non è per alcuni il Risorgimento una rivoluzione mancata, come sosteneva Gramsci? Giolitti fu colui il quale estese il suffragio e permise l’accesso alla politica anche dei non-notabili o fu “il ministro della malavita”, come sosteneva Salvemini? La nostra identità pubblica nasce più fragile di quella di altri Paesi: è un fatto. In Inghilterra e in Francia non c’è una simile frattura su Cromwell o i valori della Repubblica. In realtà, da circa vent’anni, i partiti sono afflitti da una grande amnesia politica che non ha fatto altro che aggravare il quadro clinico. Da molti anni, la cultura politica post ideologica si è affermata come un tratto fondamentale delle democrazie occidentali. Il fenomeno, a volte, non è stato indagato come un dato di fatto ma è stato piuttosto invocato come il benemerito primato postumo del governo amministrativo depoliticizzato. Queste sorti hanno prima portato i governi tecnici, Dini e Ciampi, ad esempio; infine hanno […]

La Commissione presenta Europa 2020 – Un futuro verde, con qualche ombra

Rinnovabili, risparmio energetico, tecnologie verdi, sviluppo del lavoro legato alle nuove energie. La nuova “strategia europea per crescita e lavori sostenibili”, chiamata Europa 2020, è stata presentata ieri a Bruxelles dalla Commissione Europea, presieduta da Barroso. Si tratta della nuova “Agenda di Lisbona”, il grande piano, lanciato nel 2000, che avrebbe dovuto trasformare l’Unione Europea, entro il 2010, nella prima tecnologia al mondo basata sulla conoscenza: un obiettivo, in  parte, fallito. Andrà meglio questa volta? La nuova strategia, questa volta, punta tutto sul “verde”. Il cuore del progetto è l’obiettivo “20-20-20”. Ciò significa che, entro il 2020, bisognerà ottenere una riduzione dei gas serra, rispetto ai livelli del 1990, del 20%; il 20% dei consumi energetici della Ue proverrà da energie rinnovabili e si dovrà raggiungere un 20% di risparmio energetico. Europa 2020 è articolata su tre priorità – crescita intelligente, sostenibile e inclusiva -, e altri quattro obiettivi, oltre al 20-20-20. Il primo punto prevede di portare al 75% l’occupazione, dall’attuale 69%. Il 3% del Pil dovrà essere investito in ricerca e sviluppo, contro l’attuale 1,9. Il tasso di abbandono scolastico dovrà essere inferiore al 10% e almeno il 40% dei giovani dovrà essere laureato (oggi, i laureati in […]

Nucleare Iran, USA delusi

La posizione dell’Iran sul suo dibattuto programma nucleare è, secondo gli Usa, deludente. Botta e risposta al vetriolo fra la diplomazia americana e persiana, quindi. Ieri, infatti, il segretario alla difesa Usa Robert Gates, da Ankara, ha definito “deludente” la risposta dell’Iran alle proposte sul programma nucleare avanzate dall’Occidente e ha detto di non ritenere che Usa e Teheran siano vicini ad un accordo. E’ una vera delusione per il ministro degli Esteri iraniano Manuchehr Mottaki che, durante la prima giornata della conferenza internazionale sulla sicurezza, a Monaco di Baviera, l’alto ieri, aveva detto che riteneva prossimo il tanto agognato accordo. La proposta di Teheran di far arricchire l’uranio all’estero, in quantità non pre-negoziate, al fine di garantire che il proprio programma nucleare sia, realmente, solo civile, fugando i dubbi circa un eventuale utilizzo del nucleare per scopi militari, è, almeno per ora, bocciata, da Washington. Ma “la porta della diplomazia con l’Iran rimane aperta”, ha assicurato il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, James Jones, durante la seconda giornata della conferenza internazionale sulla sicurezza. Gli americani, infatti, stanno facendo pressione, alternando il bastone e la carota, e giocando a carte scoperte. L’Iran sa che gli Stati Uniti sono pronti ad […]

I dati dei commerci Italia-Iran e il bluff di Berlusconi

Da Gerusalemme, Berlusconi ha sostenuto che, grazie a lui, i commerci con l’Iran sono in calo, a riprova dell’amicizia con Israele. Ciò è falso. Ecco i dati della Camera di Commercio Iran-Italia. Berlusconi ha voluto sigillare mediaticamente la sua visita in Israele con l’impegno dell’Italia a stringere il cerchio delle sanzioni attorno ad Ahmadinejad e a bloccare le relazioni internazionali con Teheran. Ma i fatti, purtroppo, ci indicano che la strategia diplomatica di Berlusconi è un bluff, alimentato da un debole governo israeliano, anch’esso bisognoso, come il nostro, di attestare di fronte all’opinione pubblica, successi inesistenti volti a rafforzare consensi vacillanti. Berlusconi ha dichiarato che dal 2007 gli scambi commerciali con l’Iran sono calati di un terzo. In realtà, gli scambi sono aumentati ininterrottamente fino al 2008, per poi assestarsi durante la crisi: “L’Italia dal 2001 al 2007 è stato il primo partner commerciale dell’Iran. Lo scambio commerciale tra i due paesi è passato da 3,5 miliardi di euro a 6 miliardi di euro”. A parlare è il segretario generale della Camera di Commercio Iran-Italia, Jamshid Haghgoo. “Negli ultimi anni, l’Iran ha negoziato contratti con oltre 30 aziende provenienti da nove paesi europei per la realizzazione di progetti energetici nel Paese, […]

Sovranità, leaderismo e populismo

Una delle più subdole perversioni delle democrazie contemporanee risiede in una errata concezione del concetto di sovranità popolare o nel tentativo esplicito di manipolarla in chiave antidemocratica. Il richiamo alla sovranità viene, infatti, usato e abusato sia da destra che da sinistra. Da destra, la sovranità serve a legittimare l’imperio del leader, “unto del Signore”, unico interprete della sovranità popolare o titolare di un mandato assoluto, in forza di una precedente vittoria elettorale di carattere plebiscitario. Da sinistra, serve a legittimare l’imperio del popolo in quanto tale, o la superiorità dell’assemblearismo rispetto ad altre forme di decisione. Quest’ultima tradizione, a fronte della difficoltà di individuare il popolo – la destra, infatti, ha le idee più chiare: il popolo coincide con il Volk, la “comunità etnica di sangue” – ha storicamente declinato la sovranità in modo variegato. I Sessantottini, appunto, lo identificavano con il metodo assembleare, Marx con i “proletari”, in opposizione al sottoproletariato e ad i contadini senza coscienza di classe, Lenin nell’Avanguardia, secondo una tradizione propria del giacobinismo francese che vuole che l’azione politica si faccia in nome del popolo, ma non dal popolo direttamente poiché esso è incapace di determinare veramente cosa è il bene comune. Soprattutto il […]

Di Pietro su autostrade "Politica debole, interessi forti"

Ecco la mia intervista pubblicata oggi su Terra all’On. Di Pietro che ci racconta dei problemi che, in qualità di ministro, dovette affrontare per cercare di riscrivere le concessioni autostrade, piagate da collusioni, monopoli e tariffe elevate. Onorevole, i pedaggi autostradali aumentano sempre. Gli aumenti sono giustificati dai lavori che vengono inseriti nei piani finanziari, a prescindere dal fatto che i lavori vengano fatti o meno, ed esiste l’interesse congiunto di privati ed enti pubblici, perché i concessionari sono misti pubblico-privati, a programmare questi lavori. I prezzi, poi, sono pure sovradimensionati, perché Anas è contemporaneamente regolatore e regolato. Berlusconi, intanto, ha deciso di togliere il price cap. E’ un passo avanti? E’ sicuramente un passo indietro. C’è un problema politico di fondo. I concessionari sono dei poteri finanziari che fanno continuamente pressione sulla politica. Certo, ma il sistema permette anche allo Stato di lucrare, perché i concessionari sono misti: una volta, all’interno dei concessionari, c’è un ente locale di destra, altre volte, di sinistra. Quando lei era ministro, il senatore di maggioranza Brutti propose un ddl per la creazione di un’Autorità indipendente. Perché il ddl non passò? Io non sono favorevole a creare tutte queste autorità, con duplicazione delle funzioni […]

Di Pietro su autostrade “Politica debole, interessi forti”

Ecco la mia intervista pubblicata oggi su Terra all’On. Di Pietro che ci racconta dei problemi che, in qualità di ministro, dovette affrontare per cercare di riscrivere le concessioni autostrade, piagate da collusioni, monopoli e tariffe elevate. Onorevole, i pedaggi autostradali aumentano sempre. Gli aumenti sono giustificati dai lavori che vengono inseriti nei piani finanziari, a prescindere dal fatto che i lavori vengano fatti o meno, ed esiste l’interesse congiunto di privati ed enti pubblici, perché i concessionari sono misti pubblico-privati, a programmare questi lavori. I prezzi, poi, sono pure sovradimensionati, perché Anas è contemporaneamente regolatore e regolato. Berlusconi, intanto, ha deciso di togliere il price cap. E’ un passo avanti? E’ sicuramente un passo indietro. C’è un problema politico di fondo. I concessionari sono dei poteri finanziari che fanno continuamente pressione sulla politica. Certo, ma il sistema permette anche allo Stato di lucrare, perché i concessionari sono misti: una volta, all’interno dei concessionari, c’è un ente locale di destra, altre volte, di sinistra. Quando lei era ministro, il senatore di maggioranza Brutti propose un ddl per la creazione di un’Autorità indipendente. Perché il ddl non passò? Io non sono favorevole a creare tutte queste autorità, con duplicazione delle funzioni […]

Autostrade, ecco perché i pedaggi aumentano – intervista a Marco Ponti

Anno nuovo e nuovi aumenti, come sempre, per Autostrade. L’azienda ribatte che è tutto regolare. “Manca un’Autorità indipendente capace di prendere scelte autoritatitive e allocare le risorse in modo ottimale”, è l’accusa del professor Marco Ponti, esperto di economia dei trasporti. Ecco il reportage completo che ho pubblicato su Terra. Anno nuovo e nuovi aumenti per autostrade e tangenziali. Anas fa sapere che è tutto regolare: «Sono stati firmati i decreti di concerto dei ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti e dell’Economia e delle Finanze, sulla base dell’istruttoria condotta dall’Anas». Eppure, ad i consumatori sembra che il costo dei pedaggi aumenti sempre ed irragionevolmente. Alcune tratte, quest’anno, toccano dei veri e propri record: Ativa +6,23%; Novara Est-Milano +15,83%. “Sono i costi di gestione e costruzione”, fanno sapere le concessionarie. Ma è davvero così? In realtà, le autostrade, da sempre, sono la gallina dalle uova d’oro. I pedaggi hanno rappresentato una vera e propria imposta occulta, ovviamente a carattere regressivo, cioè non equa perché non colpisce i più ricchi, ma semplicemente quelli che sono costretti a prendere la macchina, magari i pendolari. Con conseguenze per l’inflazione, legate all’aumento del trasporto merci, ragguardevoli. Le autostrade furono costruite con danaro pubblico e ripagate […]

Dietro lo scontro RyanAir-Enac c’è la strategia di Berlusconi per Alitalia

Lo scontro Enac-Ryanair di questi giorni potrebbe essere una discutibile misura protezionistica atta a favorire Alitalia e danneggiare i consumatori. E’ l’accusa dell’Istituto Bruno Leoni, un pensatoio liberale, che sostiene che politica ed Enac stiano facendo di tutto per limitare la competizione. “L’Enac negli ultimi anni non si è comportato come un regolatore indipendente – sostiene il dr. Giuricin – e la politica ha dato impressione in diverse occasioni di voler favorire un determinato vettore”. La strategia politica, svela l’esperto, punta a spazzare la concorrenza di Alitalia dal mercato domestico, necessario per la ripresa economica della compagnia. Alitalia, infatti, nonostante i contribuenti si siano già fatti carico della famigerata bad company, chiuderà il 2009 con perdite operative superiori a 300 milioni di euro. L’analisi evidenzia come la messa in fuori gioco di Ryanair porterà, in certe tratte, ad una nuova situazione di monopolio, con prezzi più alti per i clienti. Ma la realtà, potrebbe essere ancora peggiore. L’Enac, per ora, è strenuamente impegnata a dare al contenzioso un carattere squisitamente legale. Il regolatore vorrebbe, infatti, che Ryanair riconoscesse la totale equipollenza dei documenti di identificazione, stabilita nel 2000 dal Dpr 445, noto ai più come la “legge sull’autocertificazione”. La compagnia irlandese, […]

Digitale terrestre, troppe tivvù da smaltire

Il passaggio alla tv digitale sta portando, in Europa, un nuovo problema ambientale. Troppe, vecchie televisioni a tubo catodico da smaltire. I governi dovranno gestire queste trasformazioni riducendo i costi ambientali. E il nuovo passaggio, in Italia, sarà fondamentale per verificare se riusciamo a fare bene, imparando dalle esperienze altrui. E’ quanto emerge dalla lettura incrociata dei dati Ue e di un rapporto inglese appena pubblicato, stilato dal Consiglio della contea inglese del Cumbria. Gli uffici statistici di contea hanno, infatti, analizzato lo “swich off” (cioè il passaggio dalla tv analogica a quella digitale) nella regione e nelle aree metropolitane di Liverpool e Manchester; i dati sono preoccupanti dal punto di vista ambientale e rivelano che si è seguita una strategia antieconomica. C’è stato, infatti, un aumento delle tv analogiche da riciclare del 70%. 30.000 delle 50.000 televisione buttate dalle famiglie inglesi, inoltre, si sarebbero potute agevolmente convertire al digitale con una semplice spesa di 30 euro. Le proposte delle emittenti televisive e dei produttori di suggerire l’acquisto di nuove televisioni sono state, quindi, scorrette, antieconomiche ed ecologicamente ostili. Non si è, infatti, adeguatamente fatto comprendere alle famiglie che l’acquisto di una nuova tv era da intendersi come extrema ratio. […]

Bruxelles, obiettivi ambiziosi o fumosi?

Si è concluso il Bruxelles summit del 29 e 30 ottobre. I leader di Eurolandia hanno puntato a rilanciare la lotta al gas serra, con un obiettivo prestigioso: tagliare le emissioni dell’80 o anche 95% entro il 2050. Questa dovrebbe essere la piattaforma comune da riproporre a Copenaghen, il prossimo mese, per la ratifica di ciò che si annuncia il “nuovo protocollo di Kyoto”. Ma i protagonisti, questa volta, non dovranno essere solo i governi, ma soprattutto l’opinione pubblica globale. L’obiettivo di Bruxelles, infatti, diverrà realtà solo se le altre nazioni non-Ue assumeranno impegni analoghi. Sarà decisiva, quindi, l’azione di pressione da parte di tutta l’opinione pubblica per spingere gli Stati coinvolti ad ottemperare ad obiettivi tanto prestigiosi. Certo, l’anno scorso, l’Unione Europea convenne nel ridurre le emissioni di gas serra del 20% unilateralmente, a prescindere da quello che le altre nazioni avrebbero fatto. Ma proprio l’ultimo report della Banca Mondiale, presentato il 29, ha portato nuove evidenze di quanto anche il 20% potrebbe non bastare. Raggiungere il consenso su obiettivi di riduzione maggiori, quindi, suona come l’ultima chiamata per il pianeta Terra, a protezione di habitat che rischiano una distruzione irrimediabile. La cosa che più preoccupa, in definitiva, è […]

Berlusconi e gli amori ancillari

La forza di Berlusconi, si dice, ed egli stesso sostiene, è quella di essere “uno di noi”, un italiano come tanti. Nonostante la realtà delle cose lo ascriva ad un milieu sociale corrispondente alla migliore borghesia meneghina, soprattutto da quando la figlia Marina è entrata in Mediobanca, l’epitome dell’aristocrazia capitalistica italiana, il nostro premier insiste su questa identità popolare e, si direbbe, popolana. Questa immagine, in realtà, è alimentata da Berlusconi solo attraverso due comportamenti. Proferire boutade, spesso grossolane, come il caso dell’Obama abbronzato attesta, e frequentare persone del popolo, ma solo di sesso femminile.
Berlusconi, infatti, preferisce indubbiamente gli aristocratici a là Licio Gelli ai Meo Patacca ed Arlecchin Batocio; ma quando si tratta di donne, ebbene sì, il Nostro, novello Brighella, opta per le procaci popolane. Come il Gozzano dell’”Elogio dell’amore ancillare”, Berlusconi preferisce “la cameriste” alle “padrone”. «Gaie figure di decamerone, le cameriste dan, senza tormento, piú sana voluttà che le padrone […]che fa le notti lunghe e i sonni scarsi, non dopo voluttà l’anima triste: ma un più sereno e maschio sollazzarsi». Soprattutto nell’eros, Berlusconi, come Gozzano, dice: “Lodo l’amore delle cameriste!”. E’ indubbio, infatti, che questo popolo di escort, ninfette e ragazze immagine provenga in gran […]

Acqua azzurra, acqua cara

La road map europea per l’efficienza idrica – Luci e ombre. Il tema della water efficiency, che potremmo tradurre con efficienza della gestione delle acque, deve diventare centrale nell’agenda politica ambientale dell’Unione Europea. E’ la proposta lanciata dall’Agenzia Europea dell’Ambiente in occasione della presentazione della “Cooperazione Europea sull’Acqua” (indicata con l’acronimo inglese EWP), il 29 settembre scorso. Nel prossimo futuro, quindi, i principali attori istituzionali di Eurolandia si muoveranno nella direzione della water efficiency per diffondere un nuovo e comune approccio alla gestione delle risorse idriche negli Stati membri. E’ una vera e propria road moap, quella disegnata dalla professoressa Jacqueline McGlade, direttrice dell’Agenzia Europea, e che si muove sul solco della direttiva quadro sull’acqua (Water Framework Directive, WFD), approvata dal Parlamento di Bruxelles nel lontano 2000 e che, ora, l’esecutivo, cioè la Commissione, dovrà tradurre in realtà. Nell’ambito della lotta al cambiamento climatico e alla riduzione dei gas serra, il problema dell’acqua, infatti, gioca un ruolo principale. Proprio le trasformazioni climatiche imputabili all’inquinamento hanno prodotto due ordini di fenomeni. Da un lato, c’è la tropicalizzazione del clima, che porta un eccesso di acqua sotto forma di piogge torrenziali, con i danni che abbiamo potuto recentemente constatare in provincia di […]

La normalizzazione dell'emergenza rifiuti

Napoli – Pneumatici bruciati, di auto e di tir, lavatrici, scorie di varia foggia, colore e puzza. Sono sullo svincolo di via Giliberti in via Galileo Ferraris, zona Napoli est, a pochi chilometri dalla stazione centrale e dal Centro direzionale, l’avveniristico quartiere degli affari che avrebbe dovuto simboleggiare, negli anni 90, la rinascita di una città, Napoli, schizzofrenicamente oscillante tra brevi ed illusori rinascimenti e lunghi e bui medioevi. E’ la dolorosa cartolina che Terra ha voluto scrivere per i suoi lettori. Il viaggio parte dall’inizio dell’Asse Mediano – grande bretella fra Napoli e i comuni dell’aria nord e flegrea -, a metà fra le zone della Toscanella e di Chiaiano, da una parte, e Scampia, dall’altra. La superstrada si arrampica fra grigi palazzoni e brandelli di campi, che ci raccontano di quando Chiaiano era sola nota per una pregiata produzione di ciliegie. Un’intera piazzola dell’Asse Mediano, davanti a Scampia, è occupata da rifiuti. Sotto, prima dei palazzoni dell’edilizia 167 che si stagliano all’orizzonte, dei campi, percorsi da strade rustiche, anch’esse cosparse di immondizia, per le quali si aggirano romanì o sinti intenti a pizzicare qualcosa da riciclare. Percorrendo la superstrada si sbuca in un altro luogo oramai noto in questa geografia dell’anima […]

La normalizzazione dell’emergenza rifiuti

Napoli – Pneumatici bruciati, di auto e di tir, lavatrici, scorie di varia foggia, colore e puzza. Sono sullo svincolo di via Giliberti in via Galileo Ferraris, zona Napoli est, a pochi chilometri dalla stazione centrale e dal Centro direzionale, l’avveniristico quartiere degli affari che avrebbe dovuto simboleggiare, negli anni 90, la rinascita di una città, Napoli, schizzofrenicamente oscillante tra brevi ed illusori rinascimenti e lunghi e bui medioevi. E’ la dolorosa cartolina che Terra ha voluto scrivere per i suoi lettori. Il viaggio parte dall’inizio dell’Asse Mediano – grande bretella fra Napoli e i comuni dell’aria nord e flegrea -, a metà fra le zone della Toscanella e di Chiaiano, da una parte, e Scampia, dall’altra. La superstrada si arrampica fra grigi palazzoni e brandelli di campi, che ci raccontano di quando Chiaiano era sola nota per una pregiata produzione di ciliegie. Un’intera piazzola dell’Asse Mediano, davanti a Scampia, è occupata da rifiuti. Sotto, prima dei palazzoni dell’edilizia 167 che si stagliano all’orizzonte, dei campi, percorsi da strade rustiche, anch’esse cosparse di immondizia, per le quali si aggirano romanì o sinti intenti a pizzicare qualcosa da riciclare. Percorrendo la superstrada si sbuca in un altro luogo oramai noto in questa geografia dell’anima […]

Le relazioni pericolose di Berlusconi con Putin e Gheddafi

Perché l’Europa e l’America guardano con preoccupazione alle relazioni Italia-Russia-Libia. E perché anche i consumatori dovrebbero preoccuparsi. Le partnership internazionali sulle quali Berlusconi ha più investito per implementare la politica di sicurezza energetica italiana sono quelle con la Russia e con la Libia. Nella confusione fra ruolo pubblico e privato che coinvolge il nostro premier, si direbbe che Berlusconi abbia investito anche in modo extraprofessionale, compiacendosi di essere, addirittura, ottimo amico sia di Gheddafi che di Putin; al punto di concedere, al primo, un’irrituale tenda e di dedicare, al secondo, un “lettone” a Palazzo Grazioli. Ma proprio queste partnership, che dovrebbero rappresentare la punta di diamante della politica estera berlusconiana, attirano le più forti critiche da parte degli osservatori internazionali, a fronte delle discutibili credenziali democratiche di Putin e Gheddafi. L’ultima frecciata è partita pochi giorni fa dalle pagine del Corriere della Sera, dove l’ambasciatore americano David H. Thorne, con tatto e diplomazia, ha lasciato intendere che dall’Italia, gli Usa, si aspetterebbero una politica diversa verso Libia e Russia. D’altronde gli Stati Uniti sono inclini al realismo, abituati a stringere la mano ai dittatori quando servono gli interessi nazionali. “La patria è ben difesa in qualsiasi modo la si difenda” […]

Lotta alla corruzione, crisi diplomatica Romania Olanda

L’uniformizzazione dei sistemi giuridici europei al fine di combattere la corruzione su scala comunitaria è ancora un problema; nonché causa di dissidi e tensioni diplomatiche fra le segreterie degli Stati membri della Ue. Lo dimostra la recente e polemica cancellazione del due settembre della visita di Stato programmata dal ministro degli Esteri di Romania Cristian Diaconescu in Olanda, come protesta contro la decisione dell’Aia di negare l’accesso alla Bulgaria e alla Romania all’aria di libera circolazione delle persone di Schengen, a causa della mancata implementazione dei protocolli di sicurezza anticorruzione, secondo il governo olandese, da parte di Bucarest e Sofia. L’origine della faccenda risale al primo gennaio 2007, quando Bulgaria e Romania entrarono nella Ue. Per soddisfare pienamente i criteri del sistema giudiziario europeo, Bucarest e Sofia avrebbe dovuto dar luogo ad una serie di riforme relative alla lotta anticorruzione e, nel caso della Bulgaria, alla lotta contro il crimine organizzato. L’integrazione comunitaria fu, quindi, decisa da Bruxelles ma a parziale esclusione del sistema giudiziario, istituendo il Meccanismo di Verifica e Cooperazione che, da un lato, supportava le riforme nei due Paesi, dall’altro dettava una serie di misure sanzionatorie quali il blocco dei fondi comunitari e il non riconoscimento delle […]

La Turchia è nuovo hub energetico. Ma a quali costi ambientali?

Gas e petrolio a tutto spiano, la Turchia investe poco sulle rinnovabili e si delineano danni ambientali irreparabili. Dopo i duplici incontri di quest’estate fra il premier Erdogan, da una parte, e Putin e Bruxelles, dall’altra, il quotidiano nazionale Zaman titolava, con molto orgoglio, che il Paese può oramai rivendicare a sé il titolo di maggior hub energetico del mondo. Erdogan, infatti, ha siglato accordi sia per il gasdotto sponsorizzato da Bruxelles, Nabucco, che per South Stream, la pipeline concorrente della prima, voluta da Putin per superare il problema ucraino, emerso dalla scorsa crisi Mosca-Kiev. Mentre il Cremlino e Bruxelles cercavano di farsi le scarpe a vicenda sulle questioni energetiche, Ankara realizza un vero e proprio capolavoro diplomatico; approfittando della propaganda contro l’ingresso della Turchia in Europa, avallata da Sarkozy, ad esempio, che ha legittimato la politica del doppio binario del premier turco. La strategia anatolica, oggi, si completa con il nuovo accordo col Qatar sulla pipeline per il gas naturale liquido, con l’Azerbaigian per le forniture alla regione autonoma di Nakhchivan ed, infine, con la Siria. Determinante, inoltre, è il futuro doppio protocollo di ripresa dei rapporti diplomatici con l’Armenia deciso il1 settembre dalle segretarie dei due Paesi. Ierevan […]

Rigassificatore di Trieste, Adriatico a rischio

Si delinea una burrascosa crisi diplomatica fra Italia e Slovenia sul caso del rigassificatore di Trieste. Dopo la denuncia dell’associazione ambientalista croato-italo-slovena AAG – Alpe Adria Green del 21 agosto scorso, infatti, monte l’indignazione dell’opinione pubblica d’Oltrecarso sul caso, nonostante il ferale silenzio mediatico che ha inghiottito la vicenda giuliana, qui in Italia. AAG, infatti, ritiene che ci sia stata una falsificazione degli studi in base ai quali il governo italiano ha rilasciato il nulla-osta per la costruzione del rigassificatore. Le accuse degli ambientalisti, fra l’altro, si basano su indagini della polizia giudiziaria italiana in merito ad una scorretta valutazione d’impatto ambientale volta a favorire la concessione del nulla-osta. In effetti, il rigassificatore di Trieste è un crocevia di diversi e a volte opachi interessi contrapposti fra elite economiche, politiche e diplomatiche, i bisogni delle comunità locali e le tutele di salvaguardia del territorio. L’impianto dovrebbe sorgere nell’area di Zaule, a pochi chilometri dal confine sloveno. Un investimento di 600 milioni di euro che sarà realizzato in 40 mesi dalla società spagnola Gas Natural. Secondo AAG, il bacino del Mare Adriatico settentrionale è troppo angusto ed incapace di assorbire un altro intervento di tale portata. Nel golfo già ci sono […]

L’accordo su South Stream affossa la politica energetica europea

Dopo l’accordo Turchia-Russia per il nuovo gasdotto South Stream di giovedì 6, il gasdotto Nabucco, appoggiato dell’Unione Europea, è sempre più in bilico. Intanto, parte dell’opinione pubblica e della stampa italiana non hanno trovato di meglio da fare che disquisire sul ruolo importante, a detta di alcuni, o secondario, a detta di altri, del nostro premier Silvio Berlusconi, nel patto fra Putin ed Erdogan. Si dà, infatti, per scontato che l’accordo su South Stream sia una cosa buona; ma, nei fatti, non è così. Il progetto South Stream è stato, d’altronde, escogitato dai russi con un solo, semplice, obiettivo. Rafforzare il proprio monopolio energetico nei riguardi dell’Europa e bypassare la riottosa Ucraina che, come la recente guerra del gas dimostrava, ha rappresentato, fin’ora, per Mosca, una gatta da pelare. L’Ucraina, infatti, è il Paese per il quale i vecchi gasdotti dovevano passare per alimentare il mercato europeo. Ora, con South Stream, il gas passerà altrove. La costruzione di una nuova pipeline con il conseguente rafforzarsi della posizione di Mosca, d’altronde, preoccupava l’Unione Europea. Bruxelles puntava a ridurre la dipendenza energetica di Eurolandia dalla Russia con due strategie. Sviluppo delle fonti di energia pulita (e graduale adozione di sistemi di trasporto […]

Popolazioni indigene in pericolo

L’Onu e la Dichiarazione dei diritti degli indigeni, un lungo e difficile cammino Soltanto il 3 aprile di quest’anno il governo australiano si è deciso a sottoscrivere la Dichiarazione Onu sui diritti delle popolazioni indigene; un documento “storico”, secondo quanto ebbe a dichiarare il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, il 13 settembre 2007, all’epoca della votazione dell’Assemblea Generale. Ma che, nonostante le solenni dichiarazioni che ne accompagnarono la promulgazione, destava e desta molte critiche. Basta pensare che, in quella occasione, la Dichiarazione ricevé il voto contrario di Usa, Canada, Australia e Nuova Zelanda, Paesi con numerose minoranze di aborigeni. Il problema indio, infatti, tocca dei nervi scoperti; in primis, si tratta, per l’Occidente, di fare i conti con il proprio passato e con “il fardello dell’uomo bianco”: colonialismo, assimilazione forzata e genocidio culturale. Ma il problema dei diritti delle minoranze aborigene si estende ad un lunghissimo elenco di Paesi, anche non ex-coloniali, dove la nazionalizzazione delle masse è stata fatta con politiche di acculturazione aggressiva e limitazione dei diritti di cittadinanza, quali il diritto a mantenere una propria cultura e lingua. Esempi non mancano: dai ladini delle Alpi, agli Ainu in Giappone o agli Uiguri e Tibetani in […]

Verso un nuovo Stato sociale

Nascita dello Stato sociale Lo Stato liberale classico riteneva che il governo dovesse limitarsi a battere moneta e a difendere i confini. Quando, come e perché nasce l’idea che lo Stato debba prendersi cura di noi? L’età dell’oro del welfare è nel XIX secolo. Tuttavia, dei primi abbozzi di Stato sociale sono già ravvisabili nel Medioevo, insieme alla comparsa di una nuova concezione sociale del concetto di povertà. Nelle società tradizionali, la povertà era considerata ineluttabile e naturale. Se c’era una carestia, la gente moriva. Tuttavia, i poveri e i contadini, attraverso gli usi civici, avevano la possibilità di procurarsi i mezzi di sostentamento. L’indigenza era, quindi, naturale ma anche non assoluta. E’ con le enclosures che nasce una nuova povertà, prodotta socialmente, e che priva completamente gli indigenti dei mezzi di sostentamento. Con le enclosures, nell’Inghilterra del XIV secolo, i boschi, che erano di tutti, e sui quali tutti vantavano diritti di pascolo, di raccolta dei frutti, etc., venivano cinti e privatizzati; si gettavano le basi della moderna economia capitalistica ma nasceva una nuova idea di povertà. La privatizzazione dei beni comuni spingeva gli uomini a vendersi nel mercato della forza lavoro come merce e, molte volte, per un […]

Praga summit, via all'Eastern Partnership

L’Eastern Partnership è stata lanciata. Il sette maggio sono convenuti a Praga i 27 Paesi membri dell’Ue e sette nazioni dell’Est dell’ex blocco sovietico: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Ucraina e Moldavia. Si tratta del più ambizioso progetto dell’Unione europea dai tempi dell’allargamento. La solenne dichiarazione della Conferenza di Praga impegna la Ue a favorire pace, stabilità e prosperità in una regione, storicamente europea, e attualmente geopoliticamente strategica. Un obiettivo meno solenne, ma non meno importante, è, infatti, controbilanciare l’influenza russa nell’Est. E’ anche per questo che, alla fine, anche la Bielorussia è stata invitata: il Paese- definito “Stato canaglia” dall’ex presidente americano George W. Bush – lascia molto a desiderare dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. Ma il rischio che fosse completamente assorbito nell’orbita d’influenza del Cremlino pesa di più dell’acquis comunitarie. Ma, si badi bene, con questa mossa la Ue cerca solo di frenare l’influenza russa, non la neutralizza. Ed ancora esistono forti divergenze di interessi fra i 27 membri dell’Unione in merito ai Paesi invitati al summit. Dove si vuole andare con questa Eastern Partnership ancora non è chiaro. La Ue vuole “strappare” questi Paesi a Mosca, ma cosa offre? La controparte Ue richiede libera […]

Praga summit, via all’Eastern Partnership

L’Eastern Partnership è stata lanciata. Il sette maggio sono convenuti a Praga i 27 Paesi membri dell’Ue e sette nazioni dell’Est dell’ex blocco sovietico: Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Ucraina e Moldavia. Si tratta del più ambizioso progetto dell’Unione europea dai tempi dell’allargamento. La solenne dichiarazione della Conferenza di Praga impegna la Ue a favorire pace, stabilità e prosperità in una regione, storicamente europea, e attualmente geopoliticamente strategica. Un obiettivo meno solenne, ma non meno importante, è, infatti, controbilanciare l’influenza russa nell’Est. E’ anche per questo che, alla fine, anche la Bielorussia è stata invitata: il Paese- definito “Stato canaglia” dall’ex presidente americano George W. Bush – lascia molto a desiderare dal punto di vista del rispetto dei diritti umani. Ma il rischio che fosse completamente assorbito nell’orbita d’influenza del Cremlino pesa di più dell’acquis comunitarie. Ma, si badi bene, con questa mossa la Ue cerca solo di frenare l’influenza russa, non la neutralizza. Ed ancora esistono forti divergenze di interessi fra i 27 membri dell’Unione in merito ai Paesi invitati al summit. Dove si vuole andare con questa Eastern Partnership ancora non è chiaro. La Ue vuole “strappare” questi Paesi a Mosca, ma cosa offre? La controparte Ue richiede libera […]

Respingimenti, un mare di violazioni

“I confini euro mediterranei sono conosciuti in tutto il mondo per il numero delle vittime e delle violazioni dei diritti umani dei migranti che cercano di raggiungere le sponde europee dell’Andalusia, della Sicilia, di Lampedusa”. Così inizia il report 2009 dell’Osservatorio del sistema penale e dei diritti umani, finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del sesto programma quadro di ricerca dell’Unione, pubblicato lo scorso  27 aprile -. Con negli occhi le sofferenze dei migranti di Lampedusa, non è difficile condividere un giudizio così drastico e amaro. Il Mediterraneo, infatti, è stato investito da un processo culturale comune ad altri confini: sotto la spinta di alcuni partiti politici, in tutta Europa, ad un concetto di confine come connettore di comunicazione o di scambio se n’è sostituito un altro dove l’accento viene posto sulla divisione, o separazione dagli altri, visti come pericolo o minaccia della sicurezza nazionale. Da ciò discende anche la progressiva trasformazione delle politiche sulla immigrazione da politiche sociali a questioni di ordine pubblico. Il report, infatti, parla di progressiva militarizzazione dei confini, con continue violazioni dei diritti umani ed erosione del Rule of Law europeo. Questa preoccupante regressione extralegale degli strumenti e modalità di gestione legittima dell’immigrazione clandestina, inoltre, non […]

Il mercato nero dei visti Ue e il risentimento dell’Est verso Brussels

A Berlino, nell’89, non è scomparso l’ultimo muro. Ce n’è ancora un altro, che allora come oggi, divide in due l’Europa. Quella “politica” da quella geografica. Lo si potrebbe definire “il muro di Schengen”. I confini europei fra i Paesi membri dell’Unione europea e i non membri. Un vero shock per nazioni, come quelle balcaniche, che da sempre si considerano parte integrante dell’Europa. Non è casuale, ad esempio, che i serbi si siano sempre tradizionalmente sentiti i difensori dell’Europa – a seguito del sacrificio della nobiltà serba contro le truppe ottomane nella battaglia di Kosovopolje del 1389, che farà sì che i turchi non riescano a raggiungere Vienna, ad esempio – eppure, a Belgrado, hanno guadagnato consensi partiti profondamente euroscettici. Circa il 70% dei giovani dell’ex Yugoslovia, con l’eccezione di Slovenia e Croazia, ora nella Ue, non hanno mai potuto mettere piede fuori dal proprio Paese, d’altronde. Nel 1990 soffiava il “vento della libertà”. Gli europei dell’Est potevano finalmente viaggiare, liberi dall’opprimente burocrazia sovietica. Ma con gli obblighi sottoscritti da Polonia, Slovacchia ed Ungheria per entrare nell’Ue, la musica cambiava. Le nazioni del Caucaso, in modo particolare, non confinando direttamente con l’Ue, diventano ancora più isolate, intrappolate fra le montagne. […]

Conferenze sull’energia in Bulgaria e Tukmenistan

Si sono svolte due diverse conferenze sull’energia, praticamente in contemporanea, la settimana scorsa: una in Bulgaria, l’altra in Turkmenistan. Due agende differenti ma con degli obiettivi in comune. Dal punto di vista dell’Europa, si tratta di un nodo gordiano, semplice nella sua complessità: rendere stabili ed efficienti le importazioni di risorse energetiche in Europa, provenienti dai mercati asiatici, Transcaucasia e Paesi turcofoni al di là del Mar Caspio, in primis. Con l’obiettivo di rendere l’Europa non più esclusivamente dipendente dalla Russia come unico importatore. Il problema si è fatto ancora più stringente dopo la recente crisi Ucraina: soprattutto per alcuni Paesi dell’Est, dipendenti quasi interamente dalle forniture russe. Allo stato attuale, la Russia esercita sulla Ue una pressione egemone attraverso il suo capitale energetico. Là dove la Russia non controlla direttamente le risorse, infatti, è sempre il Paese attraverso il quale i gasdotti e gli oleodotti devono passare per giungere in Europa. Gran parte del petrolio che viene pompato verso l’Europa meridionale, ad esempio, ci arriva dal Caucaso. Il Caspian Pipeline Consortium e il Northern Early Oil nascono in Kazakistan e Turkmenistan, ma devono attraversare la Russia per giungere sulle sponde rumene e bulgare del Mar Nero. L’Europa Centrale è […]

Nominato Koh, prosegue la strategia multipolare americana

Il preside della facoltà di legge di Yale alla posizione di consulente legale del Dipartimento di Stato, mentre i neocon insorgono Obama ha inaugurato una nuova politica estera americana più internazionalista e multilaterale, che si sostanzia, anche, in un differente approccio verso gli strumenti di diritto internazionale. Una strategia realista – nonostante le critiche dei conservatori che lo accusano di seguir più gli ideali che gli interessi – che elabora il lutto della fine dell’egemonia americana ed accetta l’idea di un mondo multipolare. Da questa impostazione discende la nomina di Harold Hongju Koh, preside della facoltà di legge di Yale, alla posizione di consulente legale del Dipartimento di Stato. Per i conservatori si tratta della fatidica goccia che ha fatto traboccare il vaso: Koh sarebbe il campione del “transnazionalismo”, quell’approccio che postula la superiorità del diritto internazionale sull’ordinamento nazionale. Il New York Post l’ha bollato come “l’asso della disobbedienza”. Le preoccupazioni conservatrici hanno delle ragioni: c’è un’ostilità globale verso gli USA, in gran parte legata all’approccio unilateralista e guerrafondaio di George W. Bush. Molti organismi internazionali si ispirano ad un terzomondismo anticapitalista per il quale gli USA sono “il grande Satana”. Ma l’approccio riformista di Obama si svolge dentro le […]

I costi e le morti legate ai disastri naturali prodotti dai cambiamenti climatici

Ogni anno, 250 milioni di persone sono travolte da “disastri naturali” legati alle modifiche all’ecosistema indotte dall’attività economica dell’uomo: non si tratta di terremoti, infatti, quanto di carestie, legate alla desertificazione, e alla siccità. E’ quanto emerge dal report 2009 The right to survive, della Oxfam, Onlus attiva nella ricerca sociale focalizzata sui temi della povertà e dell’uguaglianza. I ricercatori della Oxfam hanno isolato i “natural disaster” al netto di quelle calamità che sarebbero indotte da cambiamenti climatici spontanei, ovvero le cui dinamiche, secondo le stime più rigide dei ricercatori non legati a gruppi ambientalisti, non sono imputabili ad inquinamento e gas serra. Nonostante il carattere delle stime dei ricercatori sia formulato “per difetto”, si tratta di una vera e propria emergenza. Le proiezioni, inoltre, prevedono che il numero di persone colpite dai “climate related disaster”, nel 2015, potrebbe crescere del 50%, attestandosi su 375 milioni. I ricercatori sostengono che, anche accettando l’idea che queste proiezioni vengono effettuate su teorie non condivise da tutta la comunità scientifica, il dato di fatto che emerge dalle statistiche raccolte – dati Onu, fra l’altro – dimostra comunque una crescita significativa della percentuale di popolazione colpita dalle calamità. Proprio l’Onu, inoltre, ha accertato come […]

I conflitti geopolitici al Polo Nord

Le rivendicazioni territoriali russe sul Polo Nord si fanno sempre più forti. Il caso è scoppiato a seguito delle dichiarazioni del Cremlino, dopo l’ultima missione – degna di Jules Verne – dell’esploratore Artur Chilingarov, inabissatosi a ben 14.000 piedi di profondità nel mar Artico, a piantare la bandiera russa. Sale la tensione con gli altri Stati interessati: Danimarca, Canada, Usa e Norvegia ribattono e rivendicano per sé una fetta di Polo. Altre spedizioni scientifiche di queste nazioni sono in programma. Per piantare una bandierina sui fondali. Ma non si tratta di un Risiko impazzito. Con l’aumento della temperatura e lo scioglimento dei ghiacci sono, finalmente, sfruttabili i giacimenti di gas e petrolio del Polo. Almeno un quarto delle intere riserve del pianeta è concentrato lì. Siamo forse tornati all’epoca d’oro delle esplorazioni, quando bastava piantare bandierina per rivendicare territori? A chi appartiene il Polo Nord? In base a quale principio i russi lo rivendicano come parte del territorio di Mosca? Allo stato attuale, diritti particolari sul Polo possono essere rivendicati solo dagli Stati costieri, che si affacciano sull’Artico. Nella disputa c’è anche la Danimarca che si protrae nell’Artico grazie alla proprietà della Groenlandia. Il diritto internazionale, in realtà, ha sempre […]